Piaroi

By davide , 19 March 2012

26 febbraio 2012

Oggi, 26 febbraio, tutto sembrava filasse dritto: le persone, gaie, socievoli, presenti alla tradizionale ricorrenza dei Piaroi, discorrevano tranquillamente aspettando di gustarsi i manicaretti cucinati dai volontari cuochi, alla luce del falò della Vecchia e al suono della banda cittadina. Ma, quasi ci avesse lanciato un anatema prima di salire sul rogo, proprio la Vecchia ha combinato “l’ Incendio dei Piaroi”…

Dovendo suonare, noi della banda ci siamo posizionati di fronte alla catasta di legna, a distanza di sicurezza, e ci siamo messi a suonare la consueta “Talamonese” appena i volontari hanno dato fuoco alla benzina. C’ era solo un po’ di vento, un po’ troppo, forse, ma ormai il più era fatto (era tutto pronto, perché non procedere a dare il via alla festa?) e quindi abbiamo “attaccato”, come si suol dire. La Vecchiaccia, andata in fumo in un batter d’ occhio dopo una vampata di fuoco, ci ha perseguitato duramente: non avevamo terminato di suonare neanche il primo rigo della marcia che una grande quantità di fumo  ci ha investito, facendoci tossire sugli strumenti. Noi, però, non ci siamo arresi e abbiamo continuato faticosamente a suonare. E’ stato allora che sono arrivati i carboni ardenti, le ceneri e le scintille che ci hanno colpito. Siamo fuggiti, come del resto hanno dovuto fare tutti quelli che erano vicino a noi, in un posto più riparato.

Allora il falò si è scatenato. A volte pareva che si ribaltasse, a volte le lingue di fuoco si dilungavano il più possibile verso la gente, come per punirli di aver bruciato la Vecchia. Un tappeto di brace, rossa di quel bruciore che aveva colpito la strega sul rogo, si era steso sul piazzale, lungo a seconda di dove tirava il vento, il quale pareva sempre cambiare, e una volta puntava di qua, per poco tempo, e una volta di là, molto più forte. Dopo una dispersione momentanea la banda si è ricomposta, un pochino più lontano,  e ha ricominciato a suonare la “Talamonese”. Il vento ha cambiato ancora, verso di noi che suonavamo, e ci ha costretti di nuovo alla fuga. Intanto chi aveva l’ auto troppo vicino al falò ha dovuto spostarla, perché ormai quel mucchio incendiato sembrava si potesse spostare, come sui suoi piedi, da solo. Noi abbiamo ripiegato dietro all’ obelisco e ci siamo impegnati a suonare ancora una volta, e sempre  la solita stessa marcia. Ci siamo accorti della minaccia incombente sentendo le voci sconcertate delle persone che scappavano, inseguite da una veloce nuvola che  ha prima avvolto l’ obelisco, e poi, come se ci avesse scorto, si è diretta verso di noi! Inutile quasi aggiungere che ci siamo dileguati ancora una volta, tra molteplici brontolii e battute tipo: “Dovremmo cambiare il nome della Talamonese con … Incendiaria!”. Per fortuna hanno chiamato i pompieri che sono efficientemente intervenuti. Noi, per la quarta volta, abbiamo provato a suonare l’ Incendiaria… cioè, la Talamonese, ma non ci siamo riusciti: il vento ci ha soffiato addosso il vapore originato dall’ acqua usata dai pompieri per spegnere il fuoco, misto a fumo e a carboni semi-spenti.

Abbiamo convenuto che era meglio non tentare altre volte di “mettere la mano sul fuoco”, perché con esso non si scherza… e neanche con il vento!

(Davide)

Data
Tipologia - tassonometria